Quantcast
Channel: la cucina di qb
Viewing all 502 articles
Browse latest View live

Caponata di melanzane. Ricetta? Di più! Videoricetta (che è quasi un tutorial)

$
0
0
Venerdì sta per Videoricetta e questa settimana c'è una sorpresa in più ovvero la Giornata Nazionale della Caponata, grazie al post di Giuliana Fabris dove potrete scoprire tutto della storia della ricetta, inserita nella settimana che il Calendario del Cibo Italiano di Aifb dedica alla melanzana, la "mela insana" che tolse il sonno a più di qualche censore disturbato, a sua insaputa, dalla presenza un po' fastidiosa della solanacea cruda, confusa con l'idea di maligno che, come ben sappiamo, si cela in molti luoghi. Orto compreso.

La caponata, tripudio degli ortaggi estivi, è un piatto che racconta tutta la bellezza e la passione della cucina che la gastronomia siciliana esprime in ogni portata. L’ingrediente principale, le melanzane, devono riposare con un po’ di sale grosso così da perdere parte dell’acqua amara di vegetazione e fritte nell’olio di semi, così da rendere il gusto più leggero. L'unione successiva con gli altri ingredienti, cotti a parte e con un po' di lentezza, ci consente di godere di un mix unico di sapori grazie soprattutto all'agrodolce, conditio sine qua non della ricetta, e sarà come far entrare l’estate nella vostra cucina. Il tocco finale, l'aggiunta dell'uvetta e dei pinoli tostati, testimonia come il mediterraneo ha saputo contaminare ricettari e palati, in perfetta armonia.
E' un piatto semplice, in sintesi, ma più curerete la linea con attenzione e più il palato vi ringrazierà e, mi raccomando, si serve a temperatura ambiente, in quanto il riposo conferisce un’armonia maggiore agli ingredienti.

Nel video anche un piccolo consiglio ovvero come preparare un hummus di melanzane, da preparare con la parte bianca inutilizzata dell'ortaggio, così da non sprecare davvero nulla,

Buona visione e buon appetito!


Caponata di Melanzane

Portata: contorno
Dosi per 4 persone
Difficoltà: semplice
Preparazione: 20’
Cottura: 40’
Riposo: si
Forno: no
Kcal: per il piatto 2006; per porzione 501
Vino consigliato: Vernaccia di San Gimignano DOCG

Ingredienti
1 kg di melanzane tonde
250 dl di salsa di pomodoro Bio
1 cipolla
2 coste di sedano
80 g di olive verdi denocciolate 
60 g di capperini in aceto di vino 
50 g di zucchero di canna 
30 g di uvetta Pam Panorama
30 g di pinoli 
1 dl di aceto di mele Bio
qualche foglia di basilico
1 arancia
Olio extravergine d’oliva
Olio di semi di arachide per friggere
sale iodato 
pepe nero macinato al momento

Preparazione
Lavare e tagliare le melanzane a cubetti regolari, farli riposare coperti di sale grosso per un’ora (meglio dure) così da togliere l’amaro. 
Sciacquarli e friggeteli in una casseruola colma d’olio ben caldo per una decina di minuti, raccoglierli con il ragno e farli asciugare su carta assorbente.
Lavare e tagliare a tocchetti il sedano e sbollentarlo per qualche minuto in acqua salata, scolare e mettere da parte. Ripetere con le olive e tagliarle a julienne.
In un pentolino scaldare leggermente l’aceto e sciogliere lo zucchero.
Far ammorbidire l’uvetta nel succo d’arancia, tostare i pinoli, sciacquare i capperi.
Mondare e tagliare ad anelli sottili la cipolla e dorarla in una casseruola dal fondo pesante con un filo d’olio, unire la passata di pomodoro, il sedano, le olive, i capperi e cuocere per 15’. Trascorso questo tempo unire le melanzane e cuocere per altri 5’.
Sfumare con la salsa agrodolce, regolare di sale e servire con una macinata di pepe nero.

Il #Salento nel piatto per la sesta tappa del #girodeiprimi con la "Frittata Mediterranea" ovvero i Ciciri e Tria salentini, gli spaghetti arabi che i siciliani fecero propri

$
0
0

Sono trascorsi molti anni da quanto andai in Puglia la prima volta. 
Era il lontano 1991 e fu un'estate incredibile! Conobbi la bellezza di una terra unica che porto nel cuore da allora, il calore di una popolazione dalle molte contaminazioni umane e culturali, la ricchezza di una tradizione gastronomica che nulla aveva a che fare con la mia consuetudine familiare.

Purtroppo non ci torno più da qualche anno, da quando nella nostra famiglia è entrata Maggie, un Pastore Tedesco imponente ed educata e che, purtroppo, la stragrande maggioranza dei luoghi di villeggiatura non sembra essere disposta ad accettare. Per cui si fa quello che ogni umano di un peloso dovrebbe fare, ovvero abbandonare il luogo inospitale di villeggiatura, non certamente il proprio cane.
Speriamo che il business, visto che sempre più persone e famiglie condividono casa, tempo ed affetto con un animale domestico, possa più della singola sensibilità degli operatori turistici.
Sono, come dire, fiduciosa ;)



Per la sesta tappa del #girodeiprimi, dove i Bucatini di Pasta di Canossa sono stati abbinati alla regione Puglia ho pensato di riempire la dispensa e il camper dei colori e dei profumi di una ricetta salentina, "Ciciri e tria", che ho imparato ad amare, assieme a molte altre, proprio a Santa Maria di Leuca.
Si tratta di un piatto chiaramente ispirato alla cucina arabo-siciliana visto che in tutto Medioriente si usa mangiare l’hummus, una purea di ceci emulsionata con la tajina  una crema di semi di sesamo, oleosa e sapida, assieme ad una pasta, una sorta di capelli d'angelo, fritti. Un piatto goloso e che si può profumare con coriandolo in semi.

La "tria" siciliana riprende "l'itryah" araba, civiltà che per prima iniziò a produrre cibo preparato con semola di grano e dal couscous si passò allo spaghetto. Fu al-Idrisi, ovvero Abu Abd Allah Muhammad al-Idrisi al-Qurtubi al-Hasani al-Sabt, cartografo e geografo arabo che per conto di Ruggero II fu incaricato di studiare usi, tradizioni e costumi delle popolazioni siciliane, raccolte poi nel Kitab-Rugiar, pubblicato nel 1154 anche se, ben un secolo prima, in un codice miniato ad opera del medico iracheno Abu al-Hasan al-Mukhtar ibn ‘Abdun, meglio conosciuto come Ububchasym de Baldach, gli itryah vengono citati e ne viene riportata, miniata, la preparazione. Il manuale arrivò anche in Europa, tradotto in latino, e meglio conosciuto come Theatrum Sanitatis, una sorta di "manuale d’igiene illustrato" dedicato ad un pubblico colto e raffinato.




Dalla Sicilia araba alle cucine salentine il passo fu breve e nel tempo la ricetta perse la caratteristica mediorientale, che si evince nella presenza della tajine e del coriandolo, e si adattò al consumo di una popolazione che aveva la necessità di conciliare il pranzo con la cena, avendo pochi mezzi a disposizione. I Ciciri e Tria, infatti, o meglio ancora la Pasta e Ceciè un piatto che troveremo in tutte le diverse realtà gastonomiche del nostro paese, esempio di vera dieta mediterranea essendo un piatto completo da un punto di vista nutrizionale, arricchito e valorizzato, nella mia proposta, dalla presenza del formaggio ottenuto dal latte di Capra Garganica e dall'olio extravergine d'oliva d'Otranto Dop.

Dall'invito ricevuto da Monica Martino nasce quindi la sesta ricetta del contest #girodeiprimi, che ho voluto elaborare anche in chiave #sprecozero immaginando che durante una cena fra amici fosse avanzato un piatto di pasta che il giorno successivo si  sarebbe trasformato in una bella frittata!
Il contest, infatti, organizzato da La Melagrana - Food Creativa Idea dove 32 foodblogger si cimenteranno nella realizzazione di una serie di ricette di primi piatti facenti parte di un percorso di valorizzazione di uno degli alimenti cardini della dieta mediterranea e ben interpretato da Pasta di Canossa: dal 9 maggio fino al 2 ottobre, ogni due settimana, si spadelleranno, letteralmente, ingredienti e ricette ispirati alla tradizione gastronomica del sud e delle isole del nostro paese abbinati a diversi formati di pasta.


Ho voluto poi dare un po' di colore al piatto grazie alle falde di pomodoro essiccato (di cui ne ho ancora qualche ricordo stoccato in dispensa) e di profumo con la Cipolla di Acquaviva, un ortaggio meraviglioso, dalla dimensione e dal gusto unici. 

Vi lascio con la ricetta ma soprattutto con qualche foto d'archivio del "mio" Salento, in attesa di poterci tornare con Maggie.














Frittata Mediterranea ovvero "Ciciri e Tria" salentini, gli spaghetti arabi che i siciliani fecero propri

Portata: antipasto o secondo piatto
Dosi per 4-6 persone
Difficoltà: semplice
Preparazione: 10’
Cottura: 20’
Vino consigliato: una birra bionda leggera e fredda, da spiaggia :)

Ingredienti
150 g di Bucatini Pasta di Canossa
150 g di ceci lessati
6 uova bio medie
1 cipolla piccola di Acquaviva
3 cucchiai abbondanti di caprino stagionato grattugiato
1 manciata abbondante di foglie di basilico fresche
4-6 falde di pomodoro essiccato sott’olio
sale iodato
Olio extravergine di oliva Terra d’Otranto DOP
un pizzico di peperoncino

Preparazione
Mondare e tagliare finemente la cipolla e farla appassire in una casseruola con un filo di olio evo, unire i ceci lessati (anche in scatola ma bio, se vi siete scordati di metterli in ammollo la sera prima) e cuocere per qualche minuto.
Lessare in abbondante acqua salata i bucatini per 7', scolare e mettere da parte con un filo d'olio.
Tagliare prima a julienne e poi in dadolata le falde di pomodoro e grossolanamente con le mani le foglie di basilico.
In una ciotola sbattere appena le uova, unire il formaggio mescolando per evitare la formazione di grumi, i ceci, il pomodoro ed il basilico, regolare di sale e profumare con il peperoncino secco. Unire infine la pasta, mescolando dal basso verso l'alto così che si amalgami bene il tutto.
In una padella di ferro, la mitica lionese, molto calda (oppure una padella antiaderente dal fondo pesante) scaldare un paio di cucchiai di olio evo, versare il composto, far rapprendere e dorare per qualche minuto (me ne sono bastati 4'), girare la frittata aiutandosi con un coperchio o con un'altra padella e terminare la cottura dorando l'altro lato.
E' buona calda, tiepida e fredda, da accompagnare con una fresca insalata oppure tagliata a spicchi e servita avvolta con carta paglia, in modalità cibo da strada.


Con questa ricetta partecipo al contest #girodeiprimi indetto da La Melagrana – Food Creative Idea e Pasta di Canossa  

#lamelagranafood  #pastadicanossa #labuonapasta #lapastachesadipasta

Orecchiette nelle ‘nchiosce, al via la grande kermesse dell’eccellenza pugliese: 17 e 18 agosto a Grottaglie (TA)

$
0
0

Nei tipici vicoli bianchi del centro storico, dieci chef celebrano la regina indiscussa delle tavole pugliesi, l’orecchietta tra tradizione e sperimentazione
Dieci cantine, l’imponente architettura delle cassa armonica e luminarie 

Saranno dieci i grandi chef della Puglia che andranno ad animare le ‘nchiosce  - i caratteristici vicoli bianchi che stupiscono ogni visitatore nel centro storico di Grottaglie, la rinomata città delle ceramiche, nel tarantino. E lo faranno interpretando lei, la regina indiscussa delle tavole pugliesi, l’orecchietta. Mercoledì 17 e giovedì 18 agosto tutti pronti a conoscerne i segreti e i profumi e degustarla nelle tante golose ricette con Orecchiette nelle ‘nchiosce, la grande kermesse enogastronomica che accende l’estate pugliese.  Saranno poi ancora dieci le cantine pronte ad esaltare la maestria degli chef e, quindi, con mappa in una mano e calice nell’altra, si andrà alla scoperta dei vari stand, tutti finemente sistemati nelle tipiche ‘nchiosce


Due serate dedicate alle orecchiette e alla possibilità di poter scegliere la ricetta giusta, anche gluten free, che abbraccia tradizione e sperimentazione.

Non solo enogastronomia ma anche tanto spettacolo e folclore quello che ha in serbo Orecchiette nelle ‘nchiosce 2016. Immancabile sarà, infatti, l’imponente architettura della cassa armonica che ospiterà la Banda Adriatica, il gruppo salentino che da anni racconta la storia del sud, riprendendo canti antichi aggiornati e sempre attuali. Musica tradizionale che si sposa con l’innovazione, alla ricerca di contaminazioni culturali pronti a far ballare il grande pubblico. 


Immancabili poi le luminarie, le grandi opere luminose di legno ricoperte da migliaia di lampadine colorate che ricreano propri e veri monumenti.

Insomma due serate all’insegna del gusto e del divertimento in uno dei centri storici più belli del tarantino a due passi dal mare.
Orecchiette nelle ‘nchiosce è organizzato dall’associazione “Le idee non mancano”.


Insalata di feta e anguria ovvero il popone e il "Piacere onesto e la buona salute" secondo Platina

$
0
0

Bartolomeo Sacchi, detto "Platina", scrisse “De honesta voluptate et valetudine”,  insegnando come affrontare serenamente, saggiamente e igienicamente la vita, rivedendo quanto scritto tempo prima da Maestro Martino, con un occhio che definire moderno è riduttivo.
Il libro, nell’edizione curata dal raffinatissimo Emilio Faccioli e pubblicata da Einaudi nel 1985, si svolge in 10 volumi, ed è una “summa” del sapere gastronomico del secondo Quattrocento, una trattazione dell’arte culinaria, della dietetica, dell’igiene alimentare, dell’etica dell’alimentazione e dei piaceri della tavola integrata con quanto fino ad allora era stato pubblicato sull’argomento.
Le ricette presenti sono caratterizzate dall’inedito l’approccio nei confronti della materia prima dove il piacere onesto (azioni oneste) restituisce un appagamento che porta alla felicità come la medicina restituisce la salute all’ammalatoConcetti elaborati centinaia di anni fa e destinati ad un pubblico colto, borghese e non troppo costretto dalla morale cristiana, con gli strumenti culturali adatti, quindi, per apprenderli e tradurli in consuetudini quotidiane.
Apertura mentale, in sintesi, scevra da talebanismi gastronomici quelli che nel terzo millennio, travestiti con maschere salutistiche, riescono a dividere invece che unire a tavola. Fino ad ora era riuscito solo ad alcune confessioni religiose.

Vi riporto, quindi il punto 20 riservato al Popone del Primo Libro dell'opera dove, nei punti 11 e 12 si spiega bene come dev’essere il cuoco e “come si debba apparecchiare la mensa”.


20. I Poponi - “Sembra che i poponi siano diversi dal meloni essendo questi ultimi quasi rotondi e costati mentre quelli sono oblunghi, simili a cedri. Ma per la verità non differenziano gran che, poiché Plinio, afferma che i meloni derivano di poponi. Quando sono maturi si staccano spontaneamente dal picciolo, benché non vi siano appesi. Il popone è senza dubbio gustoso, ma si digerisce a stento perchè è freddo e umido. Dato tuttavia a mangiare senza scorza e senza semi, lenisce l’infiammazione di stomaco e dà un certo sollievo all’intestino. E’ bene mangiarlo a stomaco vuoto, altrimenti succede molto facilmente che ritardi la digestione e si trasformi negli umori che si trova predominanti in quel ricettacolo di cibo. Perciò i nostri antecessori usavano prendere il popone prima di aver mangiato, insegnandoci così a servircene a digiuno e a soprassedere a ogni altra vivanda fino a quanto non si posi sul fondo, almeno in parte digerito. Sebbene l’uso del popone non giovi ai nervi, tuttavia, inumidendoli, induce a orinare e così purga i reni e la vescica, purché ne siano tolti i semi. Affermano alcuni che il danno eventualmente provocato dai poponi può essere corretto o tolto di mezzo con il bere ossizacchera oppure ossimele (una sorta di bevanda preparata con aceto e zucchero o con aceto e miele, ndr). Alcuni, come Avicenna, consigliano di bere l’acqua insieme con i poponi, altri il vino, Quanto a me consento con la natura, la quale, dopo che si è mangiato il popone, è inclinata a desiderare il vino, e di quello buono, perchè è quasi un antidoto alla crudezza e alla frigidità del popone. Di questo frutto di dilettò a tal punto l’imperatore Albino che in una sola cena arrivò a mangiare cento pesche di Campania e dieci poponi di Ostia.” (qui una piccola introduzione sulle Teoria degli Umori, ndr).


Se avete voglia di sapere qualcosa di più sull'anguria, o cocomero, vi consiglio quanto è stato scritto la scorsa settimana in occasione della Giornata Nazionale del Gelo di Mellone, dove troverete dotte informazioni e qualche aneddoto curioso, oltre alla ricetta del tradizionale dessert siciliano, declinato in molte interpretazioni, tante quanti sono stati i contributi da parte degli associati Aifb.

E visto che la ricetta del dessert è già scritta e mangiata che ne dite di una fresca insalata, leggera a salubre, come sarebbe piaciuto a Platina.


Insalata di anguria e feta

Portata: antipasto
Dosi per 4 persone
Difficoltà: semplice
Preparazione: 15’
Vino consigliato: Erbaluce Caluso Docg “Valgera”

Ingredienti
600 g di polpa d'anguria
300 g di feta
un mazzetto di basilico fresco
2 cipolla rosse
olio extravergine d’oliva
sale affumicato
Pepe nero cubebe macinato al momento

Preparazione
Sgocciolare e tagliare a cubetti la feta, cubitale anche l’anguria e tagliare a fettine sottili la cipolla.
Dividere gli ingredienti in quattro ciotole, decorare con le foglie di basilico e terminare con un filo d’olio, il sale e il pepe nero macinato al momento.

Bibliografia
Il piacere onesto e la buona salute, Bartolomeo Platina, a cura di Emilio Faccioli
Il Decamelone, Anna Ferrari
La cucina medievale: lessico, storia, preparazioni, Enrico Carnevale Schianca

"Dolce Vita" la Pissaladière ispirata al Rolland Garros per l'#Olimpizza dell'Mtchallenge

$
0
0

« Quante volte mi sono sentito dire: "Certo, se ti fossi allenato seriamente avresti vinto di più!". E io freddamente rispondevo: “Sì! Ma sapete quanto mi sarei divertito di meno…”»
(Nicola Pietrangeli)
Il Rolland Garros, prestigioso torneo francese di tennis, nacque nel 1891 e solo nel 1924, con la creazione degli Internazionali di Francia, sportivi di tutto il mondo poterono calpestare i mitici campi in terra rossa.
Arrivarono anche gli italiani, belli ed impossibili, come Nicola Pietrangeli (vincente nel 1961 e 1964) e Adriano Panatta (vincente nel 1976) e ricordati tra i migliori atleti di sempre.
Il tennis è un ricordo della mia infanzia, in quanto praticato da mio Papà, ed ancora oggi vivide sono le immagini delle sue Superga bianche appena colorate di rosso e della racchetta in midollo, leggera. Il corredo si completava con un pullover senza maniche, a losanghe e dai colori tenui, usato per proteggersi dagli sbalzi di temperatura.

Ed ecco quindi la mia proposta per l'Olimpizza, la sfida organizzata dalla community dell'Mtchallenge, e seguita sui social in questo mese in cui il blog verrà completamente rivoluzionato. La sfida sarà a tre con Erica Zampieri e Marina Bodganovic.


Mi sono lasciata sedurre dalla Pissaladière dell'elegante Nizza, ispirata dalla meno blasonata Piscialandrea di Imperia, e trasformata dai ricordi e dall'affermazione iniziale di Pietrangeli, in quanto nell'ideare questo piatto mi sono davvero divertita e rilassata.
La base è la pizza bianca di Bonci, per ricordare la rusticità della Piscalandrea, e la farcia segue le indicazioni della Pissaladière, dove delle cipolle banche di Chioggia sono state sfumate con aceto di miele (a ricordare la Dolce Vita romana di Pietrangeli e di Panatta), e le acciughe del color della terra e disposte elegantemente, saranno la nota sapida del piatto e il pullover che indossava papà. Pepe bianco di Sarawak e aneto che ben ci stanno con il pesce a profumare le narici. In questa ricetta tutto è stato preparato in casa, dalla pizza bianca, agli aromi, alle acciughe salate.

Cosa si ascolta mentre si mangia? Ma la versione di Bob Sinclar, Martin Solveing e Dragonette di "Hallo", un brano vivace ed un video davvero divertente dove vi sembrerà di essere seduti nelle tribune, spettatori tifanti ad un Rolland Garros immaginario. Il celebre dj infatti è appassionato di tennis a tal punto da organizzare la sua agenda in base alle gare internazionali di questo affascinate sport.


E se invece preferite leggere a pranzo ecco due titoli per una lettura a bordo campo: "Sei chiodi storti," di Dario Cresto-Dina e "Smash: 15 racconti di tennis" edito da La nave di Teseo.
E che vinca il migliore :)


Dolce Vita ovvero la Pissaladiere che profuma di bello

Ingredienti e preparazione della pizza bianca di Bonci
500 g di farina di tipo 1 (io ho usato Petra 3)
400 ml di acqua (la mia a temperatura ambiente lasciata riposare una notte)
8 g di sale
4 g di lievito di birra liofilizzato
1 cucchiaio raso di olio evo

E' un impatto molto idratato: in una ciotola unire la farina con il lievito e mescolare, aggiungendo l'acqua, con un cucchiaio di legno. Non serve lavorare a lungo. Far riposare 10'. Unire il sale, amalgamare bene il tutto, finire di impastare a mano e terminare con tre pieghe. L'impasto non sarà compatto, non prendete paura.
Trasferire l'impasto in una ciotola unta d'olio, coprire con pellicola e far riposare in frigo, dalle 18 alle 24 ore nella parte bassa del frigorifero.
Riprendere l'impasto, lasciarlo a temperatura ambiente per almeno una mezz'ora, dividerlo a metà e stenderlo direttamente sulla teglia unta con un cucchiaio d'olio (io un tappeto di silicone ad hoc per le lavorazioni crispy).
  
Ingredienti e preparazione della farcia a base di cipolle 
800 g di cipolle bianche 
2 spicchi d’aglio Bio
8-10 olive taggiasche denocciolate
30 ml di aceto di miele 
un bouquet garnì preparato con un paio di rametti tra rosmarino, salvia, finocchietto, basilico, timo: a piacere
Olio extravergine d’oliva Bio
sale marino iodato
Pene bianco di Sarawak

Mondare ed affettare finemente le cipolle, farle rosolare in una padella con 3 cucchiai d'olio evo, sfumale coll'aceto di mele e farle appassire dolcemente, a fuoco dolce, per circa 30 minuti con gli spicchi d’aglio e il bouquet garnì, regolare appena di sale e mescolare delicatamente.
Circa il bouquet garni sbizzarritevi davvero come volete! Un profumo più elegante con alloro, timo e salvia, una ventata di mediterraneo con rosmarino, basilico, santoreggia e maggiorana e un'atmosfera più marina con aneto, issopo e finocchietto.
Mettere da parte.

Ingredienti e preparazione delle acciughe
1 kg di acciughe fresche
500 g di sale grosso 
1 limone bio
olio evo

Pulire le acciughe, eliminare la testa con un colpo netto e le interiora, aprendole a libro. Non lavatelete.
Ottenere dal limone le zeste e mescolarle al sale grosso.
In vasi sterilizzati 5' in acqua bollente alternare, incrociandole, le acciughe con il sale fino alla fine degli ingredienti, ritagliaee un foglio di carta forno della dimensione del collo dei vasi, coprire con un piccolo peso, trasferirli in un contenitore più grande, per raccogliere il liquido che verrà prodotto e far riposare con il peso per tre/quattro giorni. Eliminare il peso e lasciar riposare al fresco e lontano dalla luce per almeno un mese.
Sciacquare le acciughe dal sale, eliminare la lisca centrale e disporle in vasi sterilizzati, alternate o arrotolate su sé stesse, senza lasciare spazi e riempite di olio extravergine d'oliva. Conservate in dispensa, al buio.

Ingredienti e preparazione della Pissaladière
Distribuire uniformemente le cipolle sulla pasta stesa, decorare con 50-70 g di acciughe disposte a losanghe, terminare con le olive taggiasche e cuocere nel forno già caldo a 250° per circa 15-20', fino alla doratura della superficie. Profumare con una macinata di pepe bianco e servire immediatamente.


Perle di anguria e melone alla vaniglia: la videoricetta smart per un dessert di fine estate

$
0
0

C’è sempre stata una grande confusione attorno all’identificazione delle cucurbitacee, una famiglia allargata che va dalla zucca al melone, dall’anguria al cetriolo.
E il cocomero? Ecco, per fortuna dizionari.it del Corsera viene in nostro aiuto, un sunto di quanto Maguelonne Toussint Samat riporta nel suo “Storia naturale e morale dell’alimentazione”, giusto per non far la figura dei citrulli.
“Si sa che il termine più appropriato, che ripete quello dei botanici, è cocomero, latino scientifico Cucumis citrullus; e cocomero si dice in tutta l’Italia centrale, mentre nell’Italia meridionale l’espressione comune è mellone (o melone) d’acqua, per distinguerlo dal mellone di pane, quello che tutto il resto d’Italia chiama semplicemente melone, e in Toscana vien detto anche popone.
Anguria è un termine più regionale che invade tutto il Settentrione, con varianti dialettali notevoli. Per confondere ancor di più le idee, ecco che nella stessa Lombardia e in vari luoghi del Piemonte e perfino del Mezzogiorno, chiamano cocomero il cetriolo!
Ritornando all’anguria, il nome risale al tardo greco angurion (che indicava propriamente il cetriolo), termine venutoci con la dominazione bizantina, intorno al VI secolo d.C., e diffuso in tutta l’Italia settentrionale attraverso l’Esarcato di Ravenna. Con referenze storiche così alte, anche anguria ha dunque pieno diritto di cittadinanza, e possiamo tranquillamente usarlo in alternativa a cocomero (cit., dizionari.it).

In questi giorni ancora così caldi e con molti di voi ancora di vacanza ecco la proposta di un dessert veloce-veloce e buono-buono dove la vaniglia e lo zucchero di canna daranno quel tocco in più a delle perle davvero golose.
Nella video-ricetta tutte le indicazioni e qui ingredienti e preparazione.

Buona visione e buon fine settimana!

Perle di anguria e melone alla vaniglia






Una domenica che vi riempirà il cuore a Villa Cesarotti per #RAREDUCANDO con p63 Sindrome E.E.C. International ONLUS

$
0
0

Cos'è la Sindrome E.C.C.? E' una malattia rara causata da un gene molto importante per il nostro organismo: il p63.  La sindrome comporta malformazioni alle mani, ai piedi, complicazioni gravi agli occhi (compromettendo gravemente le cellule staminali corneali), labio palato schisi e dovrebbe comprendere anche pochi capelli, mutazioni alle ghiandole sudoripare, problemi renali, ma io fortunatamente ho una leonina chioma bionda, sudo regolarmente (d’estate anche troppo) e i miei reni funzionano benissimo. 

A Padova un gruppo di persone, meravigliose, ha deciso di unirsi, di dotarsi di uno Statuto e di operare attivamente per sensibilizzare l'opinione pubblica circa questa e tutte le malattie rare delle quali si sente sempre più spesso parlare.
Naturalmente la sensibilizzazione va di pari passo con i successi e gli obiettivi che la ricerca scientifica riesce a raggiungere e per i quali necessitano fondi.



Bello, vero? A Selvazzano Dentro, in provincia di Padova, nello splendido parco della Villa Cesarotti, si vivrà una domenica l'aria aperta che si aprirà alle 8.30 con la DOGRUNNER più IN dell'anno (iscrizioni €10,00 CON ASSICURAZIONE) e terminerà alle 23.30 con una #fashionight da invidia alle serate Milanesi. Una carrellata di eventi esclusivi e multidisciplinari, un calendario fitto: workshop, eventi ludici e culturali dal fashion allo sport, dal mondo del lavoro all'arte musicale dei giovani artisti accompagnati dalla degustazione di vini d’alta classe e dal cibo più stravagante del momento.
Non poteva mancare l'Aperichic, a partire dalle 21, e sfilata di moda dalle 19.30: una giornata intensa con una mission in più ovvero l'abbattimento del bullismo da malattia rara nelle scuole. 





Vi aspettiamo domenica 4 settembre 2016, dalle ore 8.30, Villa Cesarotti, Selvazzano Dentro (PD), Via Cesarotti 17/19.

La #videoricetta del venerdì. Anzi tre: le salse veloci che in cucina bisogna conoscere

$
0
0

La salsaè una preparazione semi-liquida utilizzata per accompagnare carni, pesci, anche verdure, e per rendere più armonico il gusto di un piatto.

Auguste Escoffier, celebre cuoco francese che diede un risalto incredibile alla figura del  "saucier" nella brigata di cucina, a chi gli domandava come ideava le sue salse, rispondeva "Raramente è il caso a suggerirmele. Come in pittura vi sono colori complementari, anche in cucina vi sono sapori complementari. Cosi,conoscendo le proprietà e gli aromi degli alimenti, le dissonanze o le armonie esistenti tra loro, posso creare sulla carta, ovvero senza utilizzare i fornelli, alcune preparazioni anche complicatissime. Azzardando un altro paragone, posso affermare che come un compositore riesce, con la sola immaginazione, a realizzare il valore di un accordo musicale che a pensato, cosi io sono in grado di anticipare il sapore dell'abbinamento di due o più alimenti che non sono mai stati accostati".

Seguendo il pensiero di Escoffier possiamo dire che in cucina, come in tutti i momenti della nostra quotidianità, la differenza fra buono e cattivo sta solo nella cura e nell'attenzione che si pone nel portare a termine un determinato gesto e, quindi, anche per la realizzazione delle salse un ingrediente non vale l'altro, pena ottenere un risultato scandente.

In commercio ne esistono di molte, testate e codificate, e oggi voglio proporvi quelle ideate per accompagnare - ma non solo - degli hamburger, veggy e maggy, per i quali vi do l'appuntamento la prossima settimana.

Una videoricetta veloce, anzi videotutorial, per tre salse stuzzicanti: Salsa al Curry, Maionese Vegana e Salsa Tzatzichi, e con un suggerimento per un ingrediente segreto.
Buona visione (e buon lavoro)!



Back to school! "Cappuccetto Rosso" e una favola di centrifuga per le #videoricette vegane del venerdì

$
0
0

Incredibile! 
Sono già trascorsi tre mesi e la campanella suonerà in quasi tutte le scuole d'Italia e riprendere con rinnovata energia (voglio proprio vedere se dopo tutte queste vacanze osate protestare!) l'avventura del nuovo anno scolastico.
E chi ben comincia è a metà dell'opera e quindi si comincia bene con una sana colazione, il pranzo più importante della giornata.
In questa settimana, a venerdì a venerdì, quattro nuovi video - praticamente un menù - tutti dedicati al benessere e alla voglia di rimettersi ai fornelli, riaccendendo i forni, con piatti semplici che possono essere preparati anche da amanti della cucina un po' inesperti o da giovani aspiranti chef.

La ricetta di oggi prevede l'utilizzo dell'estrattore per un goloso bicchiere ricco di sali minerali, zuccheri della frutta e tanti antociani, così da preparare il sistema immunitario ad affrontare i prossimi rigori autunnali. Un goccio di miele per una dolce coccola e qualche scaglia di cioccolato fondente, un vero supereroe della dispensa.

E con le fibre scartate dall'estrattore o dalla centrifuga? Non gettatele e ci ritroviamo qui lunedì per cucinare insieme un esercito di muffin vegani.

Buona visione e buon fine settimana con le #buonericette.



Pazientina Veneziana Naked Cake per il Master Naked Cake dell'Mtchallenge

$
0
0

I have a cream
Siete fra quelli che scelgono un viaggio nella capitale francese non per le romantiche passeggiate sul Lungosenna, ma perché “Parigi val bene una mousse”?
Non avete mai saputo come finisce la favola di Biancaneve, perché a “specchio specchio delle mie brame” iniziavate a fantasticare su glasse e coperture?
E siete ancora convinti che il discorso più rivoluzionario del secolo scorso inizi con “I have a cream”?
Allora, non perdetevi Sweety of Milano, la grande manifestazione di pasticceria che si terrà nel capoluogo lombardo il 17 e il 18 settembre, nel corso della quale i nostri Maestri più famosi terranno masterclass a tema, proporranno le loro nuove creazioni, incontreranno il pubblico davanti ad un caffè, in un fine settimana all’insegna della dolcezza e della creatività.

Mtchallenge è stata invitata ad essere presente e quindi, nello spirito della community, si è iniziato subito a studiare, dando così vita alla prima master class di MTChallenge sui dolci! Un vero e proprio master sulla Naked Cake ed analizzata in tutte le sue importanti componenti: impasti, creme di farcitura, bagne e decorazioni, tenuto dalle nostre tutor d'eccezione Caris e Ilaria. Un compito già difficile reso ancora più complicato dal fatto che bisognava reinterpretare questo dolce decisamente anglosassone così da renderlo più in sintonia con la tradizione pasticceria italiana.
Le 20 partecipanti con le loro naked cake saranno giudicate da una giuria presieduta da Miquel Paquier e le 5 migliori interpretazioni andranno sabato 17 settembre a Sweety, dove saranno nuovamente giudicate per decretare la migliore naked cake all’italiana, montando il dolce live e verranno giudicati nientedimeno dal maestro pasticcere Alessandro Servida. Quindi vi aspettiamo tutti sabato pomeriggio a fare il tifo!

Ci sono anch'io ed ecco come è andata nella mia cucina.


Due galline in cucina (una padovana ed una veneziana)

"Perché non usi l'alzatina?"
Perché no.
"Ma dai! Ci sono quelle bellissime di porcellana decorata!
I colori fanno a pugni tra loro.
"Ma sono riprodotti dei fiori! Discretissimi! E comunque di alzatine in casa ce ne sono per i beati paoli: tinta unita, bianche e colorate."
La torta è troppo alta.
"Appunto, serve per slanciarla ancora di più!"
Ho detto no.
"Ma perchè?!"
Pina, l'alzatina è una roba da femmine.

Ora potete comprendere il sentimento che mi ha pervaso in tutti questi anni in cui il web, e non solo, ha partorito cake, di tutti i diametri-dimensioni-altezze, riccamente decorate e colorate. Che per una ex dark è come chiedere ad un nudista di tenerti le chiavi della macchina. Praticamente impossibile.
Nel mio blog credo non ci sia neppure una crema al burro di quelle anemiche e senza sfumature pastellate, giusto per dire “Yeah! Ci sono anch’io!”
E poi, nei momenti in cui la vita ti richiede troppi orpelli, ecco entrare come un caterpillar Alda Merini con le sue poesie e le sue frasi, tipo “la nudità mi rinfresca l’anima.”
Ho pensato quindi che non affrontare un argomento così importante della pasticceria, snobbandolo, non sarebbe stato un atteggiamento maturo, quanto meno costruttivo e l'idea della Naked, ovvero di una torta nuda, l’ho sentita subito in linea con la mia esigenza di ordine, pulizia, rigore, acciaio. 
Sfida duplice, come scritto sopra, in quanto si tratta non solo portare a termine l'esecuzione di una Naked Cake ma anche di reinterpretarla in chiave  italiana.
Ho pensato che la Torta Pazientina, un tipico dolce della tradizione dolciaria padovana, potessere essere il dessert giusto con il quale mettermi alla prova. Si tratta di un dolce le cui origini si perdono tra storia e leggenda e che può essere datato subito dopo l'arrivo in Europa del mais, ingrediente con cui è preparato il pan di spagna ispirato alla "poentina de Citadela".

La Pazientina è un dolce preparato con uno strato di pasta bresciana - zucchero, burro, farina, mandorle in parti uguali - uno di zabaione, uno di pan di spagna, altro zabaione ed infine una decorazione realizzata con cioccolato fondente, una sorta di selva.
Ho immaginato che il dolce padovano un bel mattino decidesse di andare a farsi un giro a Venezia, tirandosi a lucido con un'eleganza preziosa, ma discreta, come il Senato della Serenissima raccomandava, inascoltato, con una certa frequenza. Durante il viaggio, che i patrizi veneziani effettuavano in barca costeggiando la Riviera del Brenta, la Pazientina decise di fermarsi a Dolo per una piccola sosta e per acquistare il mandorlato del Torronificio Scaldaferro, quello che Piero prepara in edizione limitata, con miele di arancio e pepe di Sichuan, vista la passione per le spezie, che fecero grande Venezia. L'armonia dei profumi si chiude con il Moscato Passito Fior d'Arancio di Ca' Lustra, vino da meditazione e che ben si accompagna ai Zaeti, biscotti tipici preparati con farina di mais e che prendono il nome dal colore del mais (zaeti=giallini). La granella del mandorlato servirà a dare una parte croccante alla crema e il vino della bagna sarà anche il vino di accompagnamento del dolce.

Progetto disegnato tante volte e sottoposto alla pazienza biblica delle due meravigliose tutor, impasti modificati almeno una decina di volte e tante prove notturne. Il risultato è quello che vedete in foto. E' piaciuto a me ed alle persone che pazientemente hanno assaggiato i test anche se, personalmente, ridurrei di un centimetro l'altezza della crema al burro impreziosita con lo zabaione. Come sarebbe piaciuto al Senato veneziano.
Buon Sweety a tutti!


Pazientina Veneziana

Ingredienti e preparazione del pan di spagna al mais
8 uova bio      
220 g zucchero semolato 
100 g farina 00 W170    
50 g fecola di patate 
50 g farina di mais fioretto    
10 g di cremor tartaro   
1/2 bacca di vaniglia   

Montare con la frusta a foglia in planetaria ad una velocità sostenuta le uova, la vaniglia e lo zucchero fino a quando il composto diventerà gonfio e chiaro. Unire quindi la fecola e le altre farine setacciate un paio di volte con il cremo tartaro e vaniglia. 
Dividere l’impasto in due anelli da 18 cm imburrati ed infarinati, appoggiati sopra un foglio di silpat, e cuocere in forno statico già caldo a 180°C per 30 minuti almeno, avendo l’accortezza di incastrare una pallina di carta forno grande come una nocciola sullo sportello così da far uscire il vapore che si formerà.    
Sfornare, far raffreddare sopra una gratella.

Ingredienti e preparazione della pasta bresciana
100 g di farina
100 g di zucchero
100 g di burro
80 g di mandorle
20 g di armelline

Frullare finemente le mandorle e le armelline
Montare in planetaria fino ad ottenere una crema spumosa il burro con lo zucchero, unire la farina a pioggia e successivamente la farina di mandorle. Ci vorranno almeno 10’. Formare un panetto e parlo riposare in frigo una notte.
Dividere il panetto in due parti, stenderli sul foglio di silpat coprendo con un foglio di carta forno fino ad uno spessore di 5 mm. Cuocere con un anello da 18 cm nel forno già caldo a 190° per 15’. Abbattere e mettere da parte.

Ingredienti e preparazione dello zabaione
4 tuorli
80 g di zucchero
80 g di Moscato 

In una bastardella unire i tuorli d’uovo e lo zucchero, montare bene con la frusta finchè il composto diventerà bianco e spumoso ed unire il vino sempre, sbattendo con la frusta per un altro paio di minuti.
Immergere la bastardella a bagnomaria in un’altra pentola più grande, riempita per 1/3 di acqua bollente.
L’acqua non deve mai bollire, mescolare con la frusta per 8-10 minuti, fino a quando la crema comincerà a gonfiarsi, addensarsi e diventare vellutata. Coprire con pellicola ed abbattere.

Ingredienti e preparazione per il cremoso (ricetta di Leonardo di Carlo)
100 g  di latte intero
88 g panna fresca 
10 g glucosio
6 g gelatina in fogli
210 g cioccolato bianco
250 g mascarpone fresco

Ammollare la gelatina in acqua fredda.
Spezzettare al coltello il cioccolato bianco.
Portare i primi tre ingredienti ad ebollizione, unire la gelatina strizzata, versare sul cioccolato bianco ed emulsionare bene con il frullatore ad immersione. 
Aggiungere il mascarpone leggermente scaldato al microonde (solo per qualche secondo), mixare ancora per un minuto.
Unire 150  di zabaione, trasferire in un contenitore e lasciare in frigorifero per tutta la notte.

Ingredienti per la bagna alcolica
50 ml di Moscato fior d’arancia
50 ml di sciroppo ottenuto con 50 g di zucchero e 50 ml di acqua
Mescolare e tenere a temperatura ambiente

Ingredienti e preparazione per la selva
200 g di cioccolato fondente al 54%

Sciogliere il cioccolato fondente al microonde a 350W, a più riprese, per un totale di circa 2’. Mescolare e stendere con una spatola sopra un foglio di silpat. Abbattere e “truciolare”. L’alternativa è usare uno strumento professionale, raffinatrice, composto da rulli di marmo con i quali sfogliare una massa ottenuta lavorando cioccolato fondente (66%) e glucosio.

Ingredienti per la parte croccante
100 g di mandorlato Scaldaferro al miele d'arancio e pepe di Sichuan tritato al coltello.


Montare il dolce
Ottenere dal pan di spagna 3 pezzi dell'altezza 3 cm, spanando la superficie ed i bordi.
Sopra un disco di plastica appoggiare la pasta bresciana, spennellare una piccola dose di zabaione, appoggiare un disco di pan di spagna, spennellare la bagna, distribuire con il sac a poche la crema dando un'altezza di 2 cm, distribuire 1/3 della granella di mandorlato e continuare fino alla fine degli ingredienti.
Appoggiare il secondo disco di pasta bresciana e conservare in frigo fino al momento del servizio o abbattere in positivo per 30'.


Decorare con la crema fredda inserita in un sac a poche dotato di punta piccola liscia i bordi del disco e terminare con le sfoglie di cioccolato fondente, tagliare una fetta e servire spolverando il piatto con un po' di zucchero a velo.


Bibliografia
AAVV, Padova, 50 ricette tipiche - Ed. Terra Ferma, Vicenza 2012
AAVV, Veneto in tavola - Ed. Terraferma, Vicenza 2007
Patricia Guy, I Colli Euganei, Ed. Terraferma, Treviso 2015
Amedeo Sandri, La polenta nella cucina veneta, Franco Muzzio Editore, Padova 1980
Giuseppe Maffioli, La cucina padova, Orme Tarka, Roma 1981
AAVV, Cucina e tradizione nel Veneto, Fondazione Cassamarca 1996

"Un'Amatriciana per Ricostruire": sabato 17 settembre a Noventa Padovana si cena con la solidarietà

$
0
0

Il Comune di Noventa Padovana insieme  a DIEFFE Accademia delle Professioni promuove una serata benefica per portare un aiuto concreto ai comuni colpiti dal sisma dello scorso 24 agosto.
L'amatriciana è il piatto simbolo della cultura gastronomica di un territorio e per una sera diventa il protagonista per la raccolta  di fondi da destinare alle persone che stanno vivendo il dramma del sisma
A farsi promotori dell’iniziativa  di solidarietà il Comune di Noventa Padovana, la Consulta delle Associazioni del territorio e DIEFFE Accademia delle Professioni, con l’appuntamento per tutti fissato sabato 17 settembre dalle ore 19.00 in  Piazza Europa a Noventa Padovana.
L’iniziativa intitolata “Un Amatriciana per Ricostruire” ha come obiettivo quello di raccogliere fondi da devolvere interamente alle popolazioni colpite dal sisma,  per la ricostruzione dei paesi, portando un sostegno tangibile alle famiglie che hanno perso le loro case.
Più di 200 kg di pasta e pomodoro, 35 kg di guanciale e 25 kg di pecorino che serviranno a preparare il gusto piatto di pasta da servire a più di 1.000 persone con un contributo di 10€ per gli adulti e 5€ i bambini.
Lo staff della serata sarà composto da docenti, allievi ed ex allievi, che hanno dato la propria disponibilità alla preparazione e distribuzione pasti guidati e coordinati dallo Chef Samuele Beccaro.
La manifestazione avrà inizio alle ore 19.00 e prevedrà la possibilità di degustare due pietanze diverse:
- L’amatriciana eseguita a regola d’arte secondo ricetta disciplinare proposta in abbinamento alla “Vienna” di Birra Antoniana, vino, acqua o bibita
oppure
- La porchetta artigianale abbinata alla “Pasubio” sempre offerta da Birrificio Antoniano, vino, acqua o bibita.

Durante la serata, che vedrà la partecipazione è previsto un collegamento in diretta dalla piazza con il nucleo di pronto intervento della Federazione Italiana Cuochi che si è attivato a Illica, frazione di Accumoli, per la preparazione dei pasti caldi a favore degli sfollati e dei volontari al lavoro sul posto.
All’evento benefico daranno il loro contributo con materie prime, attrezzature servizi e personale le aziende: Berto’s, Birra Antoniana, Radio Company, Websonica.



Vegan muffin "Pel di Carota" per la #videoricetta del venerdì

$
0
0
La scorsa settimana abbiamo imparato a preparare un estratto bello e buono e ricco di sostanze nutritive fondamentali per iniziare bene la giornata o per una piccola pausa golosa.
L'estrattore infatti, come la centrifuga, è un elettrodomestico entrato nelle nostre case con una certa irruenza negli ultimi anni e la domanda, ad ogni utilizzo, sorge spontanea: "e con tutta la fibra scartata che ci faccio?"
Moltissimo, effettivamente, come ci insegna una regola fondamentale della fisica ovvero la legge della conservazione della massa, quella che dice "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". La fibra scartata infatti, ricca di elementi importanti per la nostra alimentazione, diventa ingrediente e si trasforma in muffin vegani, come nella videoricetta veloce proposta oggi.


Belli e buoni, vero? E anche bravi, visto che ci hanno dato l'occasione di ripassare un po' di fisica.

Muffin vegano “Pel di Carota”

Portata: dessert
Dosi per 12 muffin
Difficoltà: minima
Preparazione: 30’
Cottura: 30’

Ingredienti
150 g di farina 00
150 g di farina integrale
150 g di fibra estratta, quella che preferite da frutta varia (carota, fragole, arance, ecc)
60-100 ml di bevanda di soia Bio (dipende dall’umidità della fibra utilizzata)
80 g di zucchero di canna 
80 ml di olio di semi di mais 
1/2 bustina di lievito per dolci oppure 1 cucchiaino di bicarbonato
1/2 stecca di vaniglia 
zucchero a velo per la decorazione 

Preparazione
Accendere il forno a 180° statico.
In una ciotola setacciare la farina con il lievito, in un’altra la fibra con lo zucchero e l’olio.
Versare gli ingredienti secchi in quelli umidi, profumare con i semini della vaniglia, versare a filo il latte di soia fino ad ottenere una pastella cremosa e un po’ densa.
Distribuire il composto con un porzionatore da gelato in uno stampo da muffin coperto da pirottini e cuocere per 25-30’ fino alla prova stecchino.
Sfornare, far raffreddare e servire spolverando con zucchero a velo.

Buon venerdì a tutti!



“Mare, sale, vento” ovvero Chitarrone con pesto di pistacchio e gamberi marinati al cardamomo e la Sicilia nel piatto per la settima tappa del #girodeiprimi

$
0
0

Sembra che l'estate non voglia lasciare il posto all'autunno e per ricetta della settima tappa del contest #girodeiprimi, abbinata alla Sicilia e al formato di pasta Chitarrone di  Pasta di Canossa, organizzato da La Melagrana - Food Creativa Idea, ho voluto raccogliere i raggi di sole di questo settembre così estivo e portarli in cucina. 

Negli ultimi mesi, durante Olio Capitale a Trieste e qualche appuntamento di lavoro, ho avuto l'occasione di testare dei prodotti davvero molto interessanti, tutti provenienti dalla Sicilia, che aspettavano solo l'occasione di essere utilizzati con una certa curiosità e soprattutto con un po' di tempo a disposizione.

Il sale in fiocchi di Trapani, per esempio scoperto la prima volta durante un viaggio a Marsala le cui saline, nello specifico quelle di Mothia, sono un monumento alla Natura, alla sua abilità come architetto e la cui fantasia illimitata crea paesaggi e luoghi che riescono a lasciare segni indelebili nella memoria e nel cuore.


L'olio e, nello specifico, un olio scoperto a Trieste, durante l'evento di Olio Capitale, che ha visto la presenza di Aifb in collaborazione Città dell'Olio
Si tratta di un olio ottenuto dalla Nocellara del Belice, oliva Dop che viene impiegata sia per la produzione dell'olio Valle del Belice che per la tavola. La raccolta di queste olive carnose avviene rigorosamente a mano come ancora artigianali sono i trattamenti di concia (cottura, essiccamento, soda e salamoia, sale a secco, aceto) necessari affinché perdano il sapore amaro e astringente d'origine e acquisiscano il tipico gusto pieno e fruttato. L'azienda Centonze ha ottenuto proprio quest'anno importantissimi riconoscimenti per la bontà dell'olio prodotto e per le coltivazioni rispettose del territorio e dei lavoratori.


Non poteva mancare il pistacchio che ho utilizzato in purezza per la realizzazione di un pesto davvero molto delicato e che ha dato quel tocco in più al sugo di accompagnamento del chitarrone, uno spaghetto piuttosto spesso e dalla forma quadrata, che ha avvolto i gamberi rossi di Mazara del Vallo, un prodotto d'eccellenza, dalle qualità organolettiche uniche e che sarebbe bello venisse valorizzato con l'attribuzione di una certificazione Dop o Igp. Speriamo accada presto, se non altro per dare valore al lavoro dei pescatori di questa parte della Sicilia e al meraviglioso territorio in cui vivono e lavorano.


“Mare, sale, vento” ovvero Chitarrone con pesto di pistacchio e gamberi marinati al cardamomo

Ingredienti
280 g di Chitarrone Pasta di Canossa
400 g di Gamberi rossi di Sicilia
50 g di pistacchi di Bronte sbollentati, spellati e tostati
1 scalogno
1 arancio bio
3 grani di pepe nero
2 bacche di ginepro
1 seme di cardamomo verde
1/2 bicchierino di Brandy de Jerez Cardenal Mendoza 
olio di semi di nocciola qb

Preparazione
Ottenere dall’arancio le zeste e il succo, aprire la bacca di cardamomo e metterne da parte tre semi. In una ciotola emulsionare il succo d’arancio con un cucchiaio di olio evo ed aggiungere il semi di cardamomo.
Pulire i gamberi eliminando la testa, il carapace e l’intestino, lasciarne da parte uno/due a commensale per l’impiattamento finale.
Mettere da parte le teste e le code, tagliare a metà ogni gambero e conservarli in frigo con la marinata.
Tritare finemente le zeste ed un cucchiaio di pistacchi e mettere da parte.
In una casseruola rosolare con un paio di cucchiai di olio evo lo scalogno tritato grossolanamente, unire le teste ed i carapaci dei gamberi, schiacciare con un mestolo per far uscire i succhi, sfumare con il brandy, unire un litro di acqua freddissima con qualche cubetto di ghiaccio e al momento della ripresa del bollore contare 15’ di cottura. Filtrare e mettere da parte mantenendo la temperatura.
Con un mixer potente frullare i pistacchi rimasti unendo a filo l’olio di nocciole sufficiente per ottenere un pesto morbido. Regolare di sale.
In una padella antiaderente calda cuocere per 2’ per lato i gamberi interi, salare con fiocchi di sale di Trapani all’arancio e spruzzare con un filo di olio evo.
Lessare i chitarroni in acqua salata per 4’, trasferirli in un saltapasta e continuare la cottura risottando la pasta aggiungendo il fumetto caldo, e portandoli al livello di cottura preferito (ma sempre piuttosto al dente). Un minuto prima della fine della cottura unire i gamberi freschi.
Servire decorando il piatto con il trito di zeste di arancio e di pistacchio, unire il gambero cotto e terminare con un filo di olio evo a crudo.


Con questa ricetta partecipo al contest #girodeiprimi indetto da La Melagrana – Food Creative Idea e Pasta di Canossa #lamelagranafood  #pastadicanossa #labuonapasta #lapastachesadipasta 

"L'Amatriciana per ricostruire": abbiamo dato i numeri!

$
0
0

A distanza di quasi un mese dal sisma che ha ferito mortalmente, oltre ad altri, il paese di Amatrice, non si contano gli eventi nati spontaneamente per raccogliere fondi e speranza. Momenti di generosità nati dall'emozione e dalla commozione realizzati grazie allo spirito di chi, anche quotidianamente, si mette a disposizione ed in gioco.

Noventa Padovana, il comune nel quale vivo (esattamente vivo a cavallo tra Noventa e San Vito di Vigonza :), e nello specifico l'ampia piazza, un'agorà a tutti gli effetti, è stata lo scenario di un momento di solidarietà organizzato nei minimi particolari e portato a termine egregiamente: "Un'Amatriciana per ricostruire".
A me è stato semplicemente chiesto di testare la ricetta, De.Co e con un disciplinare severo, e di renderla comunque realizzabile per grandi numeri, come quelli che ci auguravamo si potessero fare: quindi assolutamente no pasta corta (anche se molto più semplice da gestire), vade retro pancetta e bacon (visto anche questo) e men che mai grana o parmigiano (tanto grattugiato non si capisce). La pasta servita, dal primo all'ultimo piatto, era perfetta e  buona.

I numeri? Eccoli!
Sabato 17 settembre, in Piazza Europa, erano presenti 1500 persone alle quali sono stati serviti 1800 piatti dagli 80 volontari della Accademia delle Professioni Dieffe, della Protezione Civile e del Comune. E gli ingredienti lavorati? 200 kg di pasta Sgambaro, 40 kg di guanciale, 3 forme intere di Pecorino il tutto spadellato e servito grazie ai 16 punti fuoco messi a disposizione da Berto's. E generosamente annaffiato da 600 litri di Birra Antoniana. Durante la serata ci sono stati due momenti divertenti ed emozionanti insieme: il collegamento Skype con la cucina allestita ad Illica dalla Fic, che serve centinaia di pasti al giorno, e lo spettacolo di danza realizzato dagli allievi della Ballet Studio AccademiaL'intero ricavato, in quanto tutta la materia prima è stata offerta, verrà consegnato dal Sindaco di Noventa, Alessandro Bisato, al Sindaco di Amatrice, Sergio PIrozzi, nei prossimi giorni (qui una breve rassegna fotografica).

E' proprio vero che ad essere buoni c'è più gusto!

 

 

 
Direttamente dal sito del Comune di Amatrice ecco le considerazioni circa la storia, gli ingredienti e le fasi di preparazione di un piatto che, erroneamente, viene attribuito alla cucina romana, mentre furono i pastori, con la transumanza da e verso le campagne, che fecero conoscere questa ricetta alla capitale. La versione originale, alla "gricia", è bianca in quanto il pomodoro fu aggiunto quando la ricetta scese in città. Fondamentale la proporzione di un quarto di guanciale rispetto al peso della pasta.

La ricetta è un prodotto De.Co ed è preparata con prodotti De.Co: il guanciale di Amatrice e il pecorino di Amatrice, diverso da quello romano, solitamente utilizzato in quanto più facile da trovare sul mercato. Ho indicato la provenienza di tutti gli ingredienti utilizzati ed ho preferito i pomodori San Marzano in lattina in quanto quelli freschi non sapevano di niente.

L'Amatriciana di Amatrice

Ingredienti
500 g di spaghetti n. 5 Khorasan Pasta Sgambaro
125 g di guanciale di Amatrice DeCo
100 g di Pecorino di Amatrice De.co. 
1 peperoncino intero secco
Sale grosso di Pirano, Slovenia
Vino bianco secco, ho usato del Ribolla Gialla

Preparazione
Tagliare il guanciale in dadolata.
Scaldare una padella di ferro e rosolare a fuoco vivo con il peperoncino fino a quando il grasso non diventa trasparente, sfumare con il vino, togliere i ciccioli e tenerli al caldo coperti, unire i pomodori e cuocere per qualche minuto nel grasso rilasciato dal guanciale. Regolare di sale, togliere il peperoncino e rimettere i ciccioli nella salsa.
Nel frattempo lessare in abbondante acqua salata gli spaghetti e grattugiare il pecorino. Scolare, trasferire gli spaghetti in una terrina con il pecorino, attendere qualche secondo e versare la salsa, mescolare bene e servire immediatamente con del pecorino a parte.


“LA CUCINA GENTILE”, un momento di incontro e confronto al femminile a cura delle Lady Chef di Treviso

$
0
0

LADY CHEF DI ASSOCUOCHI TREVISO E SPAZIO DI MARCA SONO LIETI DI PRESENTARVI “LA CUCINA GENTILE”

Dal prossimo ottobre, su iniziativa del sodalizio “LADY CHEF” di Assocuochi Treviso e “SPAZIO DI MARCA”, un momento di cucina tutto al femminile per parlare di cibo attraverso la tecnica e la manualità, la tradizione e la cultura che esso sa esprimere.
Uno spazio di incontro e confronto. Uno Spazio di Marca, appunto.

I cooking show, curati da tre diverse Lady, si svolgeranno nella cucina di “Spazio di Marca” (Viale Trento e Trieste, 10 a Treviso) secondo il seguente calendario:

5 ottobre 2016
“IL TÈ DEL POMERIGGIO A TREVISO, DOLCE E SALATO”, in collaborazione con “La STANZA DEL TÈ” di Treviso, curato da  DANIELA BUOSI Lady Chef di Assocuochi Treviso, Personal Chef

2 novembre 2016
“LA CUCINA DI CAMPAGNA IN CITTÀ” la rivisitazione in chiave 2.0 della tradizione gastronomica trevigiana, curato da CRISTINA ANDREOLA referente Lady Chef Assocuochi Treviso e Unione Cuochi del Veneto, Chef patron Agriturismo AL CREDAZZO

7 dicembre 2016
“LE SPEZIE, IL PROFUMO DELLA TERRA” ovvero un viaggio attorno al mondo, curato da ANNAMARIA PELLEGRINO Lady Chef, Corporate Chef, blogger e foodwriter dI lacucinadiqb.com

Programma degli incontri
Dalle 19.00 alle 19.30, registrazione e consegna dispense
dalle 19.30 alle 22.30 cooking show e piccola degustazione.
Contributo a lezione
30 euro, per gli associati Fic
35 euro per i non associati
pacchetto promozionale 90 euro per l’intero percorso.
Per info e prenotazioni: Daniela Buosi mail: danielabuosi@alice.it , cell 3663778024

Vi aspettiamo!



"Panzanella" la ricetta smart del venerdì per il primo, e soleggiato, fine settimana d'autunno

$
0
0

La panzanella è un piatto che in sé non è niente di speciale ma è conosciuta in tutto il mondo.
Il segreto di questo inno della toscanità e del riciclo? Ottimo pane raffermo, verdura freschissima e olio di prima qualità. E qualcuno con cui condividere questa bontà estiva vegana, anche durante il primo fine settimana d'autunno!


Panzanella

Dosi per 4 persone
Difficoltà: minima
Preparazione: 10’
Riposo: si
Vino consigliato: Sangiovese Casa Vinicola Natale Verga

Ingredienti
300 grammi di pane toscano raffermo di almeno un paio di giorni
3 pomodori da insalata Bio
1 cetriolo Bio piccolo
1 cipolla rossa 
un mazzo di foglie di basilico
olio extra vergine di oliva Bio
aceto di vino bianco 
sale iodato 
pepe nero di mulinello

Preparazione
Tagliare a tocchetti regolari il pane e spruzzarli di acqua.
Lavare e tagliare le verdure: a tocchetti il pomodoro, a fettine sottili la cipolla, a rondelle il cetriolo sbucciato.
In una insalatiera unire tutti gli ingredienti, le foglie di basilico spezzettate grossolanamente con le mani e condire con una vinagreitte preparata con aceto, olio, sale e pepe nero: mescolare, anche con le mani, e far riposare almeno un’ora prima di servire. 
E’ più buona il giorno dopo.

"Libri in cucina". Ricettari italiani dal rinascimento ai blogger: una mostra, quattro serate ed un convegno

$
0
0

In tempi di imperante e abusato uso mediatico del cibo in televisione, nel web e sui social, Tipoteca Italianainaugura sabato 24 settembre alle ore 17.00 una preziosa mostra dedicata alla primitiva e originaria maniera di trasmettere i saperi culinari: il ricettario manoscritto e a stampa. 
Grazie alla collaborazione con la Biblioteca Internazionale La Vigna di Vicenza– preziosa custode di uno straordinario e poco noto patrimonio libraio legato al tema del cibo, del vino e dei campi – saranno esposti una sessantina di testi che rappresentano lo sviluppo dell’arte della cucina italiana lungo i secoli, dai capolavori della cucina rinascimentale ai più modesti ricettari Liebig, passando per Pellegrino Artusi, fino a Giuseppe Maffioli. 
I libri saranno arricchiti, oltre che da alcune preziose stampe, da una trentina di menu storici, provenienti dalla sontuosa collezione del conte Livio Cerini di Castegnate, Accademico della cucina, ora di proprietà e sotto tutela dall’Academia Barilla di Parma. Lo straordinario livello qualitativo della collezione, ne consente l’uso come ambasciatori colti e curiosi della gastronomia italiana e dei suoi impareggiabili prodotti tipici. A commento di questa editoria, oggetti di uso semplice quotidiano racconteranno, con la loro materialità e la loro immediatezza, il profondo legame tra il dire e il fare, tra il sapere e il saper fare… in cucina. 
La mostra è a cura di Danilo Gasparini in collaborazione con la Biblioteca Internazionale La Vigna.
Partner istituzionali della mostra Provincia di Treviso, Accademia Barilla, Accademia Italiana della Cucina, Master della Cucina Italiana, Master in cultura del Cibo e del Vino, Slow Food Colline Trevigiane.
Con il sostegno di Grafiche Antiga, AfiCurci Assicurazioni, Imaging Pro.

La mostra sarà aperta da sabato 24 settembre a venerdì 23 dicembre presso Tipoteca Italiana, Via Canapificio 3, Cornuda (Treviso).
Orari di apertura da lunedì a sabato 9-13/14-18. Ingresso 5 euro, con possibilità di visita guidata su prenotazione.


Giovedì 15 dicembre, inoltre, avrà luogo il convegno Le parole del cibo. Il linguaggio delle ricette attraverso i secoli”, in cui si discuterà di lingua e linguaggio dei ricettari, dal Rinascimento ai blogger.

Quattro appuntamenti “A cena con l’ospite”, accompagnano la mostra presso il Ristorante Le Corderie con quattro protagonisti della cucina italiana:
  • Nicola Dinato (5 ottobre, ore 20.00)
  • Giovanni Rana (17 novembre, ore 20.00)
  • Anna Maria Pellegrino (1 dicembre, ore 20.00)
  • Arrigo Cipriani (15 dicembre, ore 20.00)
Per prenotazioni: tel. 042386429 // email: lecorderie@gmail.com

Nicola Dinato (1981) si diploma all’Istituto Alberghiero Maffioli di Castelfranco Veneto. Per la crescita professionale si sposta a Londra, Nizza, Montecarlo e infine a New York come Sous Chef in un ristorante di TriBeCa. Nel 2007 torna in Italia e lavora come chef in alcuni locali noti del Trevigiano. Nel 2011 apre il suo primo ristorante, il Feva di Castelfranco Veneto. Nel 2014, dopo soli tre anni, gli viene conferita una stella Michelin.

Giovanni Rana (1937) negli anni 60 fonda un laboratorio a San Giovanni Lupatoto per la produzione di tortellini e pasta fresca. Inizialmente a produzione familiare, negli anni 80 e 90 l’azienda si diffonde in tutta Italia e grazie ai noti spot pubblicitari che lo vedono protagonista, Rana diventa un simbolo di qualità. Il pastificio Rana è leader europeo della pasta fresca.

Anna Maria Pellegrino (1966)è una cuoca e foodblogger parte-veneta e parte-nopea. Questo mix di culture è una caratteristica molto forte della sua cucina: una rigorosa disciplina mista a molta curiosità per il sud del mondo. Crede che il cibo sia parte fondamentale dell’identità di un popolo. Dal 2008 dialoga con il pubblico attraverso il blog lacucinadiqb.com.

Arrigo Cipriani (1932)da oltre cinquant’anni dirige il celeberrimo Harry’s Bar, aperto a Venezia dal padre Giuseppe nel 1931.Coltiva da sempre la passione per la scrittura, collabora con diversi quotidiani e settimanali ed è autore di numerosi libri, tra cui un ricettario di successo dal titolo Il mio Harry's Bar, tradotto in inglese e tedesco. La sua ultima fatica letteraria è Stupdt, edito da Feltrinelli.

"Noblesse Oblige" ovvero Gnocchi di patate al nero di seppia con fumetto di scorfano, aria di Dom Pérignon e ostriche per l'Mtchallenge #59

$
0
0


L'avevo promesso ad Alessandra che avrei preparato la Naked Cake e anche la ricetta per la sfida numero 59 lanciata dalla Annarita del blog "Il bosco di alici"Così imparo a promettere con il cuore sempre oltre l'ostacolo. 
"Tanto con le 19 meraviglie che ho visto fino ad ora non vorrai mica che il deus ex machina della pasticceria francese scelga proprio la mia Pazientina Veneziana?"
Si, è accaduto, innestando un effetto domino di ritardi a catena in quanto essere stata scelta ha significato la trasferta milanese, indispensabile per tenere alto l'onore del primo Master Bake Out e delle due tutor che ci hanno deliziosamente seguite. Ovvero preparare nuovamente pan di spagna, cremosi, sfoglie di cioccolato e pasta bresciana assortiti, in duplice copia, e organizzare un trasporto isotermico in una giornata di metà settembre di cibo che aveva la tendenza alla scioglievolezza. Ma ce l'abbiamo fatta e la meritata vittoria di Marianna, con la sua deliziosa Vintage Naked Cake, ci ha rallegrate e commosse tutte. E al ritorno non mi aspettava solo una quantità industriale di stoviglie da lavare ma anche una quantità biblica di lavoro da portare a termine. 

Intanto i giorni trascorrevano, avvicinandosi la data ultima entro la quale postare la ricetta. Una, la prima, quella che eseguo sempre rispettando al milligrammo il regolamento era pronta, ma quella che avevo in mente non riuscivo ad affrontarla: arrivavo a sera spatafasciata come il cuore oltre all'ostacolo e gli ettolitri di cremoso testato.
Per cui, dopo aver avvisato redazione e Annalisa, eccomi fuori gara ma presente con la mia proposta, degli gnocchi un po' sboroni che hanno preso vita durante i giorni in cui cercavo i materiali per allestire la mostra Libri in cucina: da una parte oggetti semplici, in alluminio o ferro smaltato, testimoni di pranzi e cene serviti sopra un tavolo in legno, spoglio, senza i tanti orpelli che invece rendevano uniche le tavole delle famiglie borghesi.
"Che buffo - pensavo, mentre stiravo tovaglie e lucidavo argenterie - sembra quasi la sfida di questo mese: gli gnocchi della campagna, preparati con patate e farina, una volta giunti in città si trasformano e diventano qualcosa di completamente diverso, eleganti e sofisticati".





Ecco allora venire alla luce i due piatti che sarebbero stati serviti nelle due diverse tavole: quello semplice quanto gustoso degli gnocchi appena confezionati che vengono "spadellati" con burro, preparato appena dopo aver munto le mucche - come accadeva in campagna - e profumati con un bouquet garnì che si poteva cogliere aprendo semplicemente la finestre della cucina. Gli gnocchi sono stati confezionati seguendo la ricetta della sfida ovvero 600 g di patate del Montello (delle quali vi parlerò prossimamente) lessate con la buccia partendo da acqua fredda, sbucciate e passate al passapatate ancora calde e lavorate sulla spianatoia con 160 g di farina ed un pizzico di sale e tanto, tanto burro sciolto nella lionese dove gli gnocchi si sono tuffati dopo essere stati lessati in acqua bollente salata.



La seconda proposta, lo gnocco giunto in città, con tanto di cilindro e mantello, è un piatto molto più sofisticato, nella tecnica e negli ingredienti, al quale purtroppo le foto non fanno onore in quanto scattate con pochissima luce, senza cavalletto e con tanta, forse troppa, stanchezza. Ma come promesso, eccomi. E vorrei dedicare la ricetta alle due vincitrici di questo mese, quindi, Annarita e Marianna
E buona, prossima, sfida :)


"Noblesse Oblige" ovvero Gnocchi di patate al nero di seppia con fumetto di scorfano, aria di Dom Pérignon e ostriche

Ingredienti per gli gnocchi
600 g di patata del Montello 
160 g di farina 00 di buona qualità
8 g di nero di seppia pastorizzato
1 pizzico di sale
un bouquet garni preparato con aneto ed issopo (erbe aromatiche che ben si sposano al pesce)
Sale di Maldon

Ingredienti per il fumetto
Carcassa e testa di scorfano
2 scalogni
2 bacche di ginepro
1 foglia di alloro

Ingredienti per la salsa
500 ml di fumetto ristretto
30 g di farina 00
30 g di burro chiarificato

Ingredienti per l'aria di Dom Pérignon
50 ml di Dom Pérignon
Sucro ®

Ingredienti per il piatto
5 gnocchi
3 ostriche 
1 mestolo piccolo di salsa 
qualche rametto di aneto conservato in acqua e ghiaccio
pepe bianco di Sarawak macinato al momento


Preparazione
In una casseruola far appassire lo scalogno tritato finemente, unire le teste e le carcasse di scorfano cuocere per qualche minuto, sfumare con vino bianco secco, coprire con 2 litri di acqua fredda e ghiaccio, unire le spezie e contare 15' dal momento della ripresa del bollore.
Filtrare e dividere il fumetto a metà. Una delle due parti farla ridurre della metà, concentrandola ulteriormente.
In un sacchetto da sottovuoto unire le patate intere e con la buccia, un buquet garni preparato con aneto e issopo, una presa di sale in fiocchi, qualche grano di pepe bianco di Sarawak, un mestolo di fumetto e cuocere nel forno a vapore a 100° per 50'.
Sbucciare le patate, passarle al passapatate, in una ciotola unirle al nero di seppia con un pizzico di sale e la farina (mi raccomando i guanti!).




In una caraffa unire lo champagne con pochi grammi di Sucro® (in alternativa è possibile usare della lecitina di soia) e con l'aiuto di un aerografo per acquari creare una spuma ovvero un'"aria" di champagne.

Nel frattempo tostare in una casseruola dal fondo pesante e molto calda la farina, così da cuocerla eliminando dal roux lo spiacevole gusto di farina cruda, unire il burro ed infine il fumetto concentrato, ottenendo così una salsina vellutata e profumatissima, regolare di sale e distribuirla a specchio sul fondo dei piatti (ho scelto un cappello di prete un po' diverso dal solito).

Dal panetto nero di patate ottenere dei salsicciotti del diametro di 2 cm, tagliare degli gnocchi di circa 2 cm di lunghezza, passarli nell'apposito strumento per rigarli (anche i rebbi di una forchetta), lessarli nel fumetto restante regolato di sale e distribuirne cinque sulle fondine con la salsina, alternati con le ostriche appena aperte.
Servire decorando con l'aneto e l'aria.

"Come un viaggio" ovvero Spaghetti con acciughe speziate ed ammolicate, capperi ed essenza di bergamotto per la Calabria e l'ultima tappa del #girodeiprimi

$
0
0

Ultima tappa del #girodeiprimi, un percorso lungo cinque mesi ideato da La Melagranata- Food Creative Idea, un "giroingiro" per l'Italia per raccontare, abbinandoli, i formati di pasta realizzati da Pasta di Canossa con le tradizioni gastronomiche di otto regioni che troverete riassunti nei piatti preparati in questi mesi: 
Basilicata e le Penne Materane, Sardegna con "Fusilli&Arselle", Molise con i Maccheroni e il ragù d'agnello al tartufo", Marche con le "Pesche in cannolo", l'Abruzzo di D'Annunzio con "Sarebbe piaciuto a Suor Intingola", Puglia con la "Frittata Mediterranea", Sicilia con "Mare, Sale, Vento" ed infine la Calabria con la sua dispensa ricca di materie prime eccellenti e tanto, tanto profumo di peperoncino.



La gastronomia calabrese è la rappresentazione della bellezza delle contaminazioni avvenute, come in questo caso, con le dominazioni. Ma da serena pacifista ho pensato che  il mio piatto, che avrebbe dovuto esaltare lo spaghetto, ovvero il formato di pasta più conosciuto al mondo, avrebbe dovuto contenere molti ingredienti provenienti da altre patì del mondo, in una sorta di guazzabuglio del gusto. Ecco allora che il peperoncino, così importante per la ricettazione reggina, per meglio adattarsi al piatto diventa Harissa, una sorta di pesto piccante sapientemente valorizzato nelle pietanze nordafricane ed i colori ed i profumi della macchia mediterranea diventano i colori ed i profumi dell'essenza per Tabouleh, preparata con un mix di prezzemolo, bucce di limone, aglio, cipolla, fiordaliso, calendula, cuminoInfine l'essenza di bergamotto, un agrume dalla scorza profondamente aromatica che in Reggio Calabria ha trovato il riconoscimento Dop nelle tre diverse raccolte, Femminiello, Castagnaro e Fantastico.

Un piatto semplicissimo, effettivamente, ma che sa raccontare molto ad ogni assaggio, come è accaduto ad ogni tappa del #girodeiprimi, un viaggio nel gusto.



"Come un viaggio" ovvero Spaghetti con acciughe speziate ed ammolicate, capperi ed essenza di bergamotto

Ingredienti
320 g di spaghetti Pasta di Canossa
100 g di mollica di pitta calabrese
8 acciughe sott'olio
1 cucchiaio di Harissa o crema di peperoncini
1 cucchiaino di spezie ed erbe in polvere per Tabouleh
1 cucchiaio di capperi
4 fior di cappero
olio evo Alto Crotonese Dop
sale in fiocchi

Preparazione
Frullare la pista e friggere la mollica sottile con un paio odi cucchiai di olio evo. Mettere da parte.
In un'altra padella sciogliere a fuoco dolcissimo le acciughe con un cucchiaio di olio evo ed uno di harissa e nel frattempo lessare gli spaghetti per 5'. Trasferirli nella padella, unire un mestolo di acqua di cottura e risottarli per un paio di minuti, unire i capperi e le spezie.
Servire decorando con un fior di cappero, spruzzando l'essenza di bergamotto.

Con questa ricetta partecipo al contest #girodeiprimi indetto da La Melagrana – Food Creative Idea e Pasta di Canossa #lamelagranafood  #pastadicanossa #labuonapasta #lapastachesadipasta 

#Kids University, Nutrisapere e il viaggio del Cacao: il Ben-Essere abita qui!

$
0
0

Ha inizio oggi a Padova Kids University e, fino al 15 ottobre prossimo, l’Università di Padova aprirà le porte alle scuole primarie e secondarie di primo grado, proponendo ad alunne/i di partecipare a una lezione nelle aule universitarie, nei musei e laboratori: #Kidsuniversity è un'iniziativa gratuita che si rivolge alle bambine/i e ragazze/i tra gli 8 ed i 13 anni.


Si tratta di un progetto realizzato dall'Università degli Studi di Padova in collaborazione con Pleiadi e con la partecipazione dell'Osservatorio Astronomico Di Padova e dell'INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ed il patrocinio e contributo del Comune di Padova - assessorato alle politiche scolastiche.
La manifestazione viene realizzata grazie al contrubuto di Pam Panorama e della Fondazione Antonveneta e con il supporto tecnico di Firma Group e Toy Color.


Kids University oggi dedicherà un'intera giornata al benessere con il "Nutrisapere":

al mattino l'incontro con la prof.ssa Giovanna Lomolino e il Nutrizionista Giorgio Donegani che, partendo dalla considerazione delle funzioni che gli alimenti svolgono all’interno del nostro organismo, allargheranno l’orizzonte a tutto quello che attraverso il cibo incorporiamo in termini di cultura, sensazioni, emozioni, per acquisire quella consapevolezza che porterà i bambini ad essere cittadini critici responsabili delle loro scelte. 

al pomeriggio, “Il cacao”, incontro con la cuoca e foodblogger Anna Maria Pellegrinoche racconterà il viaggio goloso del cacao dalle piantagioni dell’Ecuador fino alle blasonate pasticcerie di Torino, i segreti di una pianta che ha affascinato imperatori, papi, nobildonne e conquistato i palati dei bambini di tutto il mondo e il cioccolato come commodity.

Per Info: http://www.kidsuniversitypadova.it/ - Tel 049/701778
Viewing all 502 articles
Browse latest View live